Le competenze chiave di cittadinanza

Il DM 139/2007 individua otto competenze di cittadinanza che i giovani devono possedere al termine dell’obbligo:

1) Imparare a imparare
2) Progettare
3) Comunicare
4) Collaborare e partecipare
5) Agire in modo autonomo e responsabile
6) Risolvere problemi
7) Individuare collegamenti e relazioni
8) Acquisire e interpretare l’informazione

Queste otto competenze, che vengono chiamate “competenze chiave di cittadinanza”, sono delle specificazioni di alcune delle otto competenze chiave europee e sono trasversali e interrelate: esse rappresentano obiettivi trasversali, non strettamente riferiti a singole discipline, ma appartenenti a tutti, capaci di mettere in relazione tutti i saperi specifici.

Le otto competenze chiave sono indispensabili per la realizzazione e lo sviluppo personale e sociale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione e rappresentano bene il quadro di riferimento dell’istruzione e dell’educazione. Esse sono in grado di costituire la cornice e lo sfondo per tutti i saperi e le competenze specifiche ancorate ai diversi settori in cui l’apprendimento e l’attività umana si dispiegano. Sono chiamate, appunto, “chiave” perché travalicano le specificità disciplinari, per delineare quegli strumenti culturali, metodologici, relazionali che permettono alle persone di partecipare e incidere sulla realtà.

Le competenze chiave costituiscono senz’altro il più potente e valido nesso unificante.

Analizziamo il significato di ognuna delle otto competenze chiave, individuandole come riferimento unificante del nostro curricolo volto a perseguire competenze.

1) Imparare a imparare

“Imparare a imparare” intende perseguire obiettivi inerenti la padronanza delle abilità di studio, di ricerca, documentazione, confronto e selezione delle informazioni, organizzazione significativa delle conoscenze, abilità metodologiche e metacognitive.

Si tratta di una competenza che si applica a tutte le discipline e interessa ogni campo del sapere, poiché il suo esercizio permette non soltanto di acquisire le conoscenze, ma anche di selezionarle, valutarle, organizzarle e generalizzarle; permette di possedere metodi per imparare e quindi per acquisire nuova conoscenza.

Nell’era digitale, inoltre, “Imparare a imparare” significa selezionare criticamente le informazioni reperibili dalla rete. Attraverso i motori di ricerca, tutti noi possiamo acquisire facilmente una mole pressoché illimitata di informazioni su qualsiasi argomento. La rete è libera, e questo rappresenta la sua grande forza ma, allo stesso tempo, una sua notevole criticità: ciò significa che le informazioni della rete possono essere ottime, mediocri o pessime, e talvolta pericolose. Tocca a noi insegnare ai ragazzi a vagliare le informazioni, attraverso la consultazione di siti autorevoli e attendibili e il confronto tra fonti diverse.

2) Progettare

Tutti i cittadini dovrebbero possedere competenze di base nel risolvere accuratamente problemi, nell’assumere decisioni ponderate, sapendone calcolare rischi, costi, benefici e opportunità, nel prendere iniziative, organizzando le azioni in base alle priorità, nell’ideare e gestire progetti, nell’agire in modo flessibile in contesti mutevoli. Se pensiamo a come oggi cambino velocemente gli scenari culturali, economici e sociali, è indubbio che la scuola debba agire al meglio delle proprie possibilità per educare i propri allievi ad affrontare il cambiamento traendone le migliori opportunità, a provocarlo e governarlo quando ritenuto proficuo, ma anche ad accettarlo e gestirlo quando subìto, in modo da non farsene travolgere e, anzi, trarne motivo di ulteriore crescita e apprendimento.

3) Comunicare

La scuola ha il compito di fornire gli strumenti per una completa padronanza della madrelingua, ma in funzione comunicativa. Si chiede di sviluppare negli allievi le competenze per l’interazione comunicativa orale, per la comprensione della lingua scritta, per la produzione di testi scritti adeguati ai diversi scopi e contesti comunicativi. La correttezza formale, la ricchezza del lessico, la capacità di gestione dei testi vanno insegnate, ma sempre accompagnate dall’attenzione ai diversi scopi, registri, contesti, destinatari.

Particolare attenzione va riservata ai testi pragmatico sociali, anche applicati ai linguaggi tecnici, all’argomentazione scritta e orale e ai testi informativi. Queste tipologie testuali, infatti, rivestono grande importanza nella comunicazione quotidiana, sia nelle relazioni personali sia in quelle professionali.

Ovviamente le medesime considerazioni si attagliano alle lingue straniere. La loro padronanza permette la comunicazione tra paesi e tra culture. Anche in questo caso, riveste grande valore la conoscenza della cosiddetta “microlingua”, ovvero quella che si adatta ai diversi contesti di vita e di lavoro e che permette di superare le barriere degli idiomi, ma anche delle culture.

Padroneggiare la lingua madre e le lingue straniere nella loro valenza comunicativa consente di aumentare a dismisura le proprie possibilità di autorealizzazione, di difesa, di comprensione del mondo e di relazione con gli altri.

4) Collaborare e partecipare

5) Agire in modo autonomo e responsabile

Sono entrambe competenze sociali e civiche, caratterizzate dallo sviluppo di autonomia e responsabilità, nell’individuazione di cittadini rispettosi di sé, degli altri e dell’ambiente; attenti al benessere comune e alla partecipazione attiva e consapevole alla vita della comunità; cittadini, cioè, che abbiano acquisito e fatto proprio il significato delle norme come patto sociale, il cui rispetto non è dovuto al timore delle sanzioni o dei controlli esterni, ma all’adesione personale.

È questo il significato profondo del termine “autonomia”, come governo di sé, che risiede dentro se stessi, ovvero non in autorità esterne che reprimono e sanzionano, ma nella capacità autoregolativa degli individui responsabili.

Se compito della famiglia è di educare alle norme primarie della convivenza e al rispetto tra persone, compito della scuola, in collaborazione con la famiglia e con le altre agenzie educative presenti nella comunità, è di insegnare ad applicare tali norme alla convivenza sociale, alla vita comunitaria, ai contesti di lavoro e di scambio. È compito della scuola, inoltre, dare il significato delle norme, costruire la consapevolezza della loro necessità per la corretta convivenza, contestualizzarle nella cultura e nella storia, fornire gli strumenti culturali per esercitarle. Tali strumenti risiedono nelle competenze disciplinari e metacognitive, nelle competenze comunicative ed espressive, tutte esercitate appunto al servizio della comunità, in autonomia e responsabilità.

6) Risolvere problemi

Questa competenza evidenzia come ogni individuo deve affrontare situazioni problematiche costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati proponendo soluzioni utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline.

7)Individuare collegamenti e relazioni

La competenza chiave “Individuare collegamenti e relazioni” segnala un’attenzione non solo all’acquisizione di dati informativi e/o osservativi, ma anche alla capacità di metterli in relazione tra loro.

Diviene quindi molto interessante sia in relazione ai singoli saperi disciplinari, sia in rapporto alle connessioni tra i diversi saperi. Anche in questo caso non si tratta di pensare questa ricerca di connessioni in modo meramente concettuale od astratto, ma in relazione allo svolgimento di un compito di realtà.

Il punto di partenza dell’analisi della competenza è, quindi, la messa a fuoco del compito, in quanto capacità di identificare la situazione di realtà che deve essere affrontata ed attivare, in modo conseguente, una strategia d’azione adeguata. Segue l’acquisizione/recupero di dati informativi, che sposta l’attenzione sulla capacità del soggetto di disporre dei dati informativi (di tipo teorico, esperienziale, osservativo, etc.) necessari ad affrontare il compito stesso; tali dati possono essere acquisiti ovvero recuperati in relazione a conoscenze/esperienze pregresse. Il riconoscimento delle connessioni tra i dati a disposizione rappresenta il passaggio focale. La rielaborazione richiama il riferimento al compito di realtà, quindi l’utilizzo delle connessioni individuate in relazione al problema da risolvere. Ancora una volta l’autoregolazione richiama quei processi di secondo livello orientati ad avere consapevolezza dei diversi passaggi e delle loro reciproche relazioni e a rivedere i propri comportamenti in relazione alla loro congruenza con gli scopi prefissati e con il contesto d’azione.

Sullo sfondo troviamo la curiosità verso il sapere, a richiamare l’atteggiamento del soggetto nei confronti del compito informativo e, più ingenerale, della conoscenza e la considerazione di risorse e vincoli, a richiamare l’attenzione al contesto d’azione e alla fattibilità delle proprie scelte ed azioni in rapporto alle variabili contestuali (tempi, risorse culturali, attrezzature, supporti, etc.).

8 Acquisire e interpretare l’informazione

La competenza chiave “Acquisire e interpretare l’informazione” richiama un ambito di azione che nel linguaggio scolastico è associabile al “saper studiare”, anche se interpretato in senso più estensivo in rapporto ai diversi codici comunicativi. Provando ad analizzare i processi chiave che caratterizzano tale competenza è utile partire dal riconoscimento del bisogno informativo, aspetto trascurato nella scuola, in quanto ritenuto incorporato nelle regole del gioco scolastico, ma fondamentale in contesti di realtà.

“Di cosa ho bisogno?” “Per quale scopo?” sono domande ineludibili che il soggetto deve imparare a porsi e trovare risposte chiare e personali. La individuazione e selezione delle fonti implica un approccio intenzionale e strategico al sapere, capace di orientarsi nell’universo informativo per rispondere alle proprie domande; ovviamente le fonti a cui ci si riferisce possono essere le più varie, sia in rapporto ai linguaggi comunicativi che alle modalità di fruizione.

Una volta individuate le fonti si tratta di attivare quei processi di analisi/comprensione indispensabili per decodificare e analizzare i diversi messaggi, come pure quei processi di interpretazione/rielaborazione, funzionali a mettere in relazione le nuove informazioni con le conoscenze ed esperienze pregresse e con altre fonti informative e ad utilizzarle in funzione del soddisfacimento dei propri bisogni.

Ancora una volta l’autoregolazione richiama quei processi di secondo livello orientati ad avere consapevolezza dei diversi passaggi e delle loro reciproche relazioni e a rivedere i propri comportamenti in relazione alla loro congruenza con gli scopi prefissati e con il contesto d’azione.

Sullo sfondo troviamo la curiosità verso il sapere, a richiamare l’atteggiamento del soggetto nei confronti del compito informativo e, più in generale, della conoscenza e la considerazione di risorse e vincoli, a richiamare l’attenzione al contesto d’azione e alla fattibilità delle proprie scelte ed azioni in rapporto alle variabili contestuali (tempi, risorse culturali, attrezzature, supporti, etc.).

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