Il cyberbullismo, definito anche come bullismo in internet, consiste negli attacchi continui, offensivi e sistematici attuati a danno di un altro soggetto servendosi degli strumenti della rete. Tali pratiche vengono messe in atto molto spesso da minorenni nei confronti di altri minorenni, differenziandosi così dalla cybermolestia, reato che si verifica da parte di un adulto a danno di un minorenne.
Bullismo e cyberbullismo sono entrambi considerati reati: quest’ultimo si configura come una violazione del Codice civile e del Codice penale, oltre che della Legge sulla Privacy (196/2003).
Il cyberbullismo è più grave del bullismo ed il motivo è facilmente intuibile: la rete lascia tracce e genera ferite che difficilmente si possono guarire. Il cyber bullismo ha conseguenze psicologiche più devastanti, proprio a causa della sua diffusione capillare e dall’impossibilità di averne controllo. Auto-alimentandosi da sé, non offre possibilità al soggetto colpito di difendersi o di controllarne gli effetti.
In Italia il 59% delle vittime di cyberbullismo abbia pensato almeno una volta al suicidio nel momento di massima sofferenza. Le recenti notizie di cronaca hanno confermato il trend e inducono a mantenere alto il livello di guardia su un problema tutt’altro che risolto e sul quale neppure la eco mediatica riesce ad intervenire con successo.
Educare e prevenire sono alcuni dei metodi efficaci per contrastare il cyberbullismo, ma non necessariamente la loro applicazione serve a evitare il contagio. Le scuole di ogni ordine e grado sono chiamate a fare portabandiera e dare sempre più voce all’educazione e alla prevenzione contro tale piaga.