Facciamo luce sul darkweb – parte seconda

Tor Browser

Per accedere a una darknet è necessario avere un client e una configurazione di rete dedicata come quella di Tor Browser.

Tor, acronimo di “routing a cipolla”, è un progetto di comunicazione sicura che, come già altre tecnologie oggi alla base del funzionamento di Internet, ha avuto origine negli ’90 per iniziativa dei laboratori di ricerca militare USA. Quando si naviga on-line via Tor, i diversi passaggi delle comunicazioni vengono cifrati e incapsulati in una configurazione a strati (come una cipolla, appunto) per rendere estremamente difficile il tracciamento dell’indirizzo IP reale dell’utente. 

Provando ad accedere a un sito della Clearnet (il Web in chiaro navigabile tramite un comune browser commerciale), Tor fa passare la connessione attraverso tre diversi nodi della rete scelti a caso: ogni passaggio è cifrato con una chiave crittografica diversa e conosce solo i dettagli di connessione del nodo precedente, così che il server di destinazione non possa ricostruire l’intero tracciato e scoprire la reale identità del visitatore.

La darknet, invece, è costituita dai cosiddetti hidden service, indirizzi di rete contraddistinti dal suffisso .onion che prevedono il passaggio della connessione attraverso sei diversi nodi casuali: tre per il client, tre per il server. In questo caso non viene stabilita alcuna connessione con la Clearnet, e il livello di anonimato risulta quindi maggiore.

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