Le tessere a punti

Più ci addentriamo nella crisi dei nostri giorni, più ci invitano a consumare per far riprendere l’economia.
Più consumiamo, ovviamente, più spendiamo, e spesso siamo anche invogliati a farlo da un miraggio che ormai qualunque esercizio commerciale crea per attirare nuovi clienti e ottenere la loro fedeltà: le tessere a punti che offrono sconti o premi.
Da consumatori anonimi diventiamo consumatori schedati, studiati e, come tante belle pecore nell’ovile, ci adattiamo adeguando i nostri consumi a quello che “loro” pensano che sia meglio per noi.
Ormai tutti sappiamo bene che nulla, nell’ambito di un esercizio commerciale, è lasciato al caso: la disposizione dei prodotti è studiata per mettere in risalto quelli più convenienti a loro per la vendita.
Il percorso stesso, completamente guidato, tra le corsie del supermercato è frutto di studi socio-logici e non un semplice fatto pratico/estetico: entriamo e troviamo musica diffusa a livello quasi subliminale, studiata per il target più presente in un determinato orario.
Ciò che ci interessa ora è notare che girando tra le corsie troveremo certamente particolari offerte e sconti di cui possiamo beneficiare solamente se siamo titolari della famigerata tessera che sembra anonima ma in realtà al momento del suo rilascio abbiamo lasciato i nostri dati personali.
Dati statistici dei nostri acquisti, cumulati con quelli di altre persone, guideranno l’azienda nelle azioni future (per non parlare della pubblicità mirata).

ed infine: i premi

Studiamo un momento ora gli sconti promessi per i possessori della tessera.
Sono davvero così vantaggiosi? Per avere il tanto ambito premio dobbiamo cumulare tanti punti ed anche in fretta, quindi ci spingono a fare sempre più acquisti spesse volte superflui.

Ne vale la pena?

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