LA PIGRIZIA È UNIVERSALE!
LA PIGRIZIA GOVERNA IL MONDO. TUTTI I FENOMENI NATURALI, INFATTI, AVVENGONO CON IL MINOR SFORZO POSSIBILE.
Lo aveva già intuito, nel I secolo, il matematico Erone di Alessandria, quando disse che la luce si propaga sempre seguendo la via più breve. Ma per dare una formula matematica alla poltroneria universale, ci sono poi voluti quasi due millenni.
A metà del secolo scorso lo statunitense George Kingsley Zipf, che non era un matematico, ma un linguista, si mise a contare e catalogare per lunghezza tutte le parole contenute in tomi come la Bibbia e l’Ulisse di James Joyce. E, nel 1935, scoprì che in ciascuna opera si ripeteva uno schema inatteso: la parola più frequente compariva il doppio delle volte della seconda più frequente, tre volte di più della terza, quattro della quarta e così via. Non solo: i più usati erano i termini brevi, più semplici e veloci da scrivere e pronunciare, come se la lezione fosse dovuta all’esigenza di fare lo sforzo minore possibile nell’esprimersi. Più esattamente, ordinando per frequenza, in cima alla lista c’era l’articolo the, seguito da of (la preposizione “di”) e da and (la congiunzione “e”), mentre in fondo si sistemavano termini come boustrophedonic (bustrofedica, aggettivo riferito a una scrittura che cambia direzione a ogni riga). Ma Zipf si spinse più in là, quando si rese conto che anche il numero di abitanti della città più popolosa di un Paese era in genere doppio di quelli della seconda in lista, il triplo della terza e così via. Si trattava di fenomeni diversi regolati dallo stesso principio di massima efficienza e parsimonia. Costruire una grande città, infatti, costa uno sforzo maggiore, con il vantaggio però di accomodare un maggior numero di persone. Gli scienziati dell’epoca non riconobbero subito il valore di quel risultato e Zipf morì troppo presto (a soli 48 anni) per veder riconosciuto il suo merito. Oggi sappiamo però che la legge che porta il suo nome descrive una incredibile varietà di fenomeni: dalla dimensione dei crateri lunari all’intensità dei terremoti, dalla frequenza delle note in un brano ai rapporti tra i colori nei dipinti e così via.
LA REGOLA DEI LIBRI.
f x n=C
Nella formula in alto, f è la frequenza delle parole di cui si compone un testo, n il posto che occupano in una lista in cui sono sistemate in ordine decrescente di frequenza, C un valore che rimane costante.